sabato 20 dicembre 2008

Dinitas


"Zurigo sta diventando sempre di più una meta per i malati terminali che vogliono praticare il suicidio assistito. Per un malato terminale il viaggio di sola andata a Zurigo si conclude alla Dignitas, un’associazione svizzera, che ha sede a Forch (Zurigo), fondata nel 1998 da Luwig Minelli, che si offre di accompagnare i pazienti verso «un’estrema uscita di emergenza». La ricetta medica somministrata al malato è una pozione amara a base di pentobarbital sciolta in un bicchiere d’acqua e addolcita con qualche cucchiaino di zucchero. Ingerito il cocktail letale, il malato si addormenta, dopo due o tre minuti cade in un coma profondo, poi si ferma la respirazione e il paziente muore. La condizione posta è che l’aspirante suicida porti il bicchiere alla bocca da sé, davanti a testimoni, altrimenti l’associazione può essere perseguita penalmente. Suicidarsi con Dignitas, però, costa caro, in media 3.500 euro (costo che può variare in base al reddito) oltre al contributo d’ingresso di circa 72 euro e una quota annuale di 36 euro. «Il nostro scopo – racconta Ludwig Minelli – è quello di prevenire il suicidio. Ma se per il paziente affetto da una malattia terminale o da un’invalidità dolorosa e insopportabile, la morte rappresenta l’unica soluzione, noi lo aiutiamo con il suicidio assistito». Il servizio non è rivolto solo ai cittadini elvetici, ma anche a quelli di paesi in cui queste tecniche non sono permesse."


Se davvero Beppino Englaro desiderava adempiere (con tenacia e ostinazione) la volontà della figlia, (replica) compiere un atto di libertà, salvarla da quella non-morte, mi riesce difficile pensare che non fosse a conoscenza della clinica svizzera Dignitas la quale "offre" dal 1998 (dunque 6 anni più tardi del tragico incidente)"servizi" di morte assistita, indipendentemente dalla nazionalità e in totale privacy.

Il fatto è che pur non desiderandolo il padre di Eluana è stato strumentalizzato, il suo dolore e il suo amore per la figlia reso pubblico, merce di dibattito, inserito in una cultura necrofobica che domina nell'occidente e che per forze storiche in Italia trova, per fortuna, battaglia.

Nessun commento: