venerdì 25 aprile 2008

Tsunami in Campidoglio

di Gianni Baget Bozzo - tratto da Il Giornale del 23 aprile 2008

L'imponenza dello tsunami che ha sconvolto la politica italiana appare ora nelle elezioni romane per la scelta del nuovo sindaco. Il Campidoglio era stato il centro della grande intesa tra la Roma cattolica e la Roma laica; Rutelli era persino diventato cattolico con una conversione quanto mai opportuna, ma che lascia sempre il sospetto che Roma sia ben valsa una messa. Raramente le conversioni sono politicamente utili, salvo appunto quella di Enrico IV di Borbone, che così acquistò per la sua dinastia il Regno di Francia.
Veltroni aveva fatto un'altra scelta: la conversione non era credibile e un comunista divenuto cattolico avrebbe perso la sua base rossa. Bisognava convertire il Campidoglio al cattolicesimo nella forma del buonismo, cioè del concetto che «io sono l'altro» e debbo quindi continuamente alterarmi e alienarmi per raggiungere l'altro. Sembra strano, ma i dossettiani sostengono che lo scopo del cattolico è quello di negare la propria identità e divenire l'altro da sé. Il buonismo è questo: accogliere gli altri perché altri, dimenticando la propria identità. Il veltronismo consiste in una accoglienza universale indipendentemente dai diritti e dai desideri dei cittadini, con lo scopo di legittimarsi in nome di un principio e fare così di Roma, un'altra volta, una «città aperta»: questa volta, aperta a tutti gli immigrati.
Ora il buonismo è scoppiato in mano al suo autore e i frammenti sono ricaduti sul candidato Rutelli, che si trova di fronte a un altro rom che stupra e tenta di uccidere proprio poco prima delle elezioni. Di fronte al fatto, Rutelli fa un po' meno di Veltroni, che, nell'occasione del delitto Reggiani, pensò addirittura ad un'espulsione di massa dei romeni, finendo nella censura da parte della magistratura, dell'Unione Europea, della Romania e della sinistra antagonista. Rutelli si limita a convocare una Commissione composta da generali di ogni arma per dire che egli è per la sicurezza al massimo, senza sconti. Ma cambiare politica di fronte alle elezioni non porta bene: scontenta la sinistra (anche se questa sarebbe disposta a fare carte false per eliminare Alemanno - ma infine ha una storia da salvare) e non attira il centro e la destra.
L'idillio tra Campidoglio e Vaticano è finito a causa della violenza che il buonismo ha introdotto nella città e che è stato pagato con il sangue delle vittime. Credo che anche il Vaticano ci penserà ad avere rapporti con questo Campidoglio. E penso che anche il mondo cattolico romano più attento alla sinistra capisca che con il povero Rutelli non c'è niente da fare. Caso mai vincesse, vincerebbero i generali divenuti custodi dell'ordine: una soluzione non attraente né per il mondo cattolico né per la sinistra. Cade quindi la storia del filo diretto tra Campidoglio e Vaticano su cui Bettini ha costruito la fortuna di Veltroni. Anche se Rutelli vincesse, il che mi sembra impossibile, sarebbe ormai un corpo senza messaggi, un vuoto puro.
Ma c'è anche una vicenda comica come in tutti i drammi: c'è lo tsunami in piccolo che riguarda l'Udc. Ricordiamo ancora i giorni in cui Avvenire lanciava il profilo di Casini come un profilo cattolico in politica. Ci vuole una bella fantasia per fare di Casini il politico esemplare per i cattolici; ma ormai tutto è finito, perché lo tsunami ha distrutto Pier Ferdinando. Poi è cominciata la commedia romana, con D'Alema che incontra Casini come ultima spiaggia cattolica per Rutelli. E Casini che ascolta, ma non può nemmeno riunire l'assemblea degli iscritti perché non troverebbe la maggioranza rutelliana. L'assemblea dell'Udc non si terrà mai. Voto libero: a Casini non è stato possibile imporre Rutelli.
C'è un altro elemento drammatico: la Rosa Bianca si spezza e Baccini firma un accordo per votare Alemanno. Dove è andato Pezzotta, il cattolico del Family Day? Lo tsunami ha travolto, nella città decisiva per l'Italia, la speranza di rifare la mini Dc come punto di bilancia dei due schieramenti. All'ambizione del disegno ha risposto l'assenza del fatto. Che dirà Avvenire, che pure non ha commentato il fatto dei tre senatori dell'Udc tutti eletti da Cuffaro? È un finale patetico che Avvenire si poteva evitare. Poteva prendere atto che il partito cattolico è tramontato per sempre.

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