domenica 5 ottobre 2008

CRISI MUTUI, ECCO DA DOVE NASCE


Mentre impazza la crisi dei mercati finanziari, che mette a rischio lo sviluppo mondiale, e si moltiplicano le analisi su radici e prospettive, ci sembra utile riproporre un articolo scritto nel settembre 1999 sul New York Times, in cui si sottolinea la pericolosità di una decisione del presidente Clinton che forzava Fannie Mae (una delle banche protagoniste dell'attuale crac) ad aprire i cordoni della borsa, concedendo prestiti senza garanzie adeguate. Nell'articolo si prevede ciò che sta accadendo in queste settimane. Una lettura più utile di tante analisi.


Dal New York Times, 30 settembre 1999


FANNIE MAE FACILITA IL CREDITO PER FACILITARE I PRESTITI SU MUTUO


Steven A. Holmes


Con una mossa che punta ad aumentare la percentuale di proprietari di case fra le minoranze e i ceti a basso reddito, la Fannie Mae Corporation sta allentando le condizioni per i mutui che acquisterà dalle banche ed altri prestatori di denaro. Questo gesto, che comincerà come programma pilota destinato a coinvolgere 24 banche su 15 mercati diversi -- compresa la regione metropolitana di New York -- mira ad incoraggiare queste banche a concedere mutui per la casa a persone le cui garanzie normalmente non sono sufficienti per ottenere prestiti convenzionali. I funzionari di Fannie Mae dicono che sperano di farne un programma nazionale entro la primavera prossima.


Fannie Mae, il più grosso sottoscrittore nazionale di mutui per la casa, ha subito pressioni crescenti dal governo Clinton per allargare i cordoni dei mutui per favorire i ceti a basso e medio reddito, e ha avuto pressioni anche dai suoi azionisti perché mantenesse la crescita fenomenale dei suoi profitti. Inoltre, premono su Fannie Mae anche banche ed altri istituti finanziari interessati ad essere aiutati a concedere un maggior numero di prestiti ai soggetti cosiddetti subprime. A questi richiedenti, i cui redditi, status creditizio e risparmi non sono sufficienti per ottenere prestiti convenzionali, fanno credito soltanto i finanziatori che impongono tassi d'interesse molto più alti -- dai tre ai quattro punti di più dei prestiti convenzionali.


"Negli anni Novanta Fannie Mae ha aumentato le possibilità di acquistare la prima casa per milioni di famiglie," ha detto Franklin D. Raines, direttore e amministratore delegato di Fannie Mae. ''Ciononostante ci sono ancora troppi soggetti le cui caratteristiche sono appena un gradino sotto quanto stabilito dalle nostre condizioni, che sono stati relegati a pagare tassi di interesse notevolmente superiori sul mercato cosiddetto subprime.'' I dati demografici su questi soggetti sono vaghi. Ma da almeno una ricerca si ricava che il 18 per cento dei prestiti sul mercato subprime è andato a persone di colore, rispetto al 5 per cento dei prestiti sul mercato convenzionale.


Entrando, seppure sperimentalmente, in questa nuova area del credito, Fannie Mae sta assumendosi notevoli rischi in più, che potranno non produrre difficoltà in un periodo florido. Ma questa azienda, sussidiata dal governo, potrebbe trovarsi nei guai se si verifica un periodo di stallo economico, e richiedere un salvataggio da parte dello Stato simile a quello che è stato necessario per le casse di risparmio negli anni Ottanta.[....]


Con il programma pilota di Fannie Mae, ai consumatori ammessi saranno concessi mutui a un tasso di interesse superiore di un punto rispetto a quello dei mutui convenzionali trentennali inferiori a $240,000 -- che attualmente ottiene in media il 7,76 per cento. Se il soggetto sarà puntuale nel pagare le rate mensili puntualmente per due anni di seguito, il tasso scenderà di un punto. Fannie Mae non presta denaro direttamente ai consumatori ma acquista i prestiti che le banche fanno sul mercato cosiddetto secondario. Allargando il tipo di mutui che è disposta a comprare, Fannie Mae spera di spronare le banche ad aumentare i mutui per le persone con un profilo creditizio non proprio eccezionale. I funzionari di Fannie Mae insistono che i nuovi mutui saranno estesi a tutti i soggetti che hanno il potenziale per richiederli. Ma aggiungono che questa mossa mira in parte ad aumentare il numero di proprietari di case fra le minoranze e i ceti a basso reddito che tendono a non raggiungere le caratteristiche finanziarie dei bianchi non-ispanici.


Infatti, durante il boom economico degli anni Novanta è esploso il numero di proprietari di case fra le minoranze. Secondo il Joint Center for Housing Studies dell'Università di Harvard, dal 1993 al 1998 il numero di mutui concessi ai richiedenti ispanici è schizzato in su dell'87,2 per cento. Nello stesso periodo il numero di afro-americani che hanno ottenuto il mutuo per la casa è aumentato del 71,9 per cento e il numero di amer-asiatici del 46,3 per cento. Al confronto, il numero di bianchi non-ispanici che hanno ricevuto prestiti per la casa è aumentato del 31,2 per cento. Nonostante questi guadagni, la percentuale dei proprietari di case fra le minoranze continua ad essere inferiore a quella dei bianchi non-ispanici, in parte perche i neri e gli ispanici in particolare tendono ad offrire minori garanzie per il credito.


In luglio, il Dipartimento per la Casa e lo sviluppo urbanistico ha proposto di arrivare a un portafoglio per Fannie Mae e Freddie Mac costituito per il 50 per cento da crediti verso soggetti a reddito medio e basso. L'anno scorso, il 44 per cento dei prestiti acquistati da Fannie Mae venivano da questi gruppi. Il cambiamento nella politica viene nello stesso momento in cui al Dipartimento si sta indagando su delle accuse di discriminazione razziale rivolte ai sistemi di sottoscrizione automatizzati usati da Fannie Mae e Freddie Mac per determinare la solvibilità di chi fa domanda di credito.

(traduzione Alessandra Nucci)

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